Un linguaggio per il post-moderno
Questa settimana abbiamo ospitato presso la Facoltà di Sociologia di Urbino un convegno nazionale su Comunicazione e globalizzazione, nell’ambito delle attività della Consulta della Ricerca dell'Associazione Italiana di Sociologia.
Gli interventi ed i workshop hanno presentato numerosi spunti interessanti che hanno confermato, in generale, le difficoltà che comporta il descrivere con categorie sociologiche tradizionali la società contemporanea. Proprio alla luce di questo comune denominatore, si è rivelata dunque indovinata la scelta degli organizzatori di invitare, in qualità di guest speaker, Michel Maffesolì che da anni, sulla scorta di una tradizione filosofica e sociologica francesce consolidata, denuncia la crisi dei valori e delle categorie scientifiche tradizionali.
A margine del convegno, Michel Maffesolì (oltre ad aver presentato I media-mondo) ha tenuto una lezione per i giovani ricercatori della facoltà nella quale ha ricostruito, a mio avviso in modo straordinariamente chiaro, i temi principali del suo pensiero. Sulla base di quanto ascoltato ho potuto costruire il seguente quadro sinottico che contrappone alcune delle caratteristiche del moderno a quelle del così detto post-moderno.
La tabella non pretende ovviamente di riassumere la raffinatezza (già impoverita dalla traduzione) e profondità dell'esposizione nè di essere auto-esplicativa per chi non avesse una certa dimistichezza con il pensiero dell'autore francesce. Quello che qui interessa, è evidenziare la natura delle caratteristiche attribuite alla post-modernità. A ben guardare infatti tutte le sfumate categorie proprie del post-moderno (e finanche la stessa parola post-moderno) traggono senso da una opposizione rispetto al moderno. In altre parole il post-moderno è descritto e spiegato nei termini del moderno. Questo paradosso mi ha fatto tornare in mente il concetto di singolarità recentemente introdotta da Bruce Sterling nel dibattito fututologico.
Eppure, come lo stesso Maffesolì ha evidenziato trattando del passaggio dalla medioevalità alla modernità, paradigmi diversi convivono per lunghi periodi di tempo con i rispettivi linguaggi e visioni del mondo. Ad una mia specifica domanda sulla possibilità di costruire o mutuare un linguaggio che definisca il post-moderno in termini post-moderni, Maffesolì ha risposto dicendo che il nostro radicamento culturale e filosofico nel moderno è tale da rendere questa operazione difficile; d'altra parte come si potrebbe descrivere la post-modernità ai moderni se non usando il loro linguaggio?
L'operazione dei filosofi del post-moderno è infatti, da questo punto di vista, riuscita. Il messaggio è giunto a destinazione. Il post-moderno c'è ed è diverso dal moderno.
A questo punto tuttavia si può e (forse di deve) tentatare di descrivere questa post-modernità con un linguaggio autonomo che si presti anche ad un efficace uso operativo che le categorie "fuzzyficate" costruite con le parole della modernità non possono garantire.
Personalmente ho la sensazione che un linguaggio come questo vada cercato in quelle aree delle scienze della complessità che hanno accettato il paradosso come fondamento e matrice della propria esistenza. Per questo motivo ho deciso di provare, quasi per gioco, a costruire la seguente tabella.
Gli interventi ed i workshop hanno presentato numerosi spunti interessanti che hanno confermato, in generale, le difficoltà che comporta il descrivere con categorie sociologiche tradizionali la società contemporanea. Proprio alla luce di questo comune denominatore, si è rivelata dunque indovinata la scelta degli organizzatori di invitare, in qualità di guest speaker, Michel Maffesolì che da anni, sulla scorta di una tradizione filosofica e sociologica francesce consolidata, denuncia la crisi dei valori e delle categorie scientifiche tradizionali.
A margine del convegno, Michel Maffesolì (oltre ad aver presentato I media-mondo) ha tenuto una lezione per i giovani ricercatori della facoltà nella quale ha ricostruito, a mio avviso in modo straordinariamente chiaro, i temi principali del suo pensiero. Sulla base di quanto ascoltato ho potuto costruire il seguente quadro sinottico che contrappone alcune delle caratteristiche del moderno a quelle del così detto post-moderno.
Modernità | Post-modernità |
Evidenza | Cose evidenti (l'evidente) |
Spiegare | Pieghe (Deleuze) |
Mono-teismo, mono-ideismo scientifico (riduzione all'uno) | Politeismo |
Energia orientata al Futuro | Energia orientata al Presente |
Progresso (salvezza/salvatore) | Presenteismo (nomadismo, valori dionisiaci, tribalismo) |
Dialettica come tesi/antitesi/sintesi | Ragione sensibile (torsione fra ragione ed essenza/sensi) |
Linearità | Spiralità |
Perfezione | Completezza - Totalità interagente (coincidenza degli opposti) |
La tabella non pretende ovviamente di riassumere la raffinatezza (già impoverita dalla traduzione) e profondità dell'esposizione nè di essere auto-esplicativa per chi non avesse una certa dimistichezza con il pensiero dell'autore francesce. Quello che qui interessa, è evidenziare la natura delle caratteristiche attribuite alla post-modernità. A ben guardare infatti tutte le sfumate categorie proprie del post-moderno (e finanche la stessa parola post-moderno) traggono senso da una opposizione rispetto al moderno. In altre parole il post-moderno è descritto e spiegato nei termini del moderno. Questo paradosso mi ha fatto tornare in mente il concetto di singolarità recentemente introdotta da Bruce Sterling nel dibattito fututologico.
Eppure, come lo stesso Maffesolì ha evidenziato trattando del passaggio dalla medioevalità alla modernità, paradigmi diversi convivono per lunghi periodi di tempo con i rispettivi linguaggi e visioni del mondo. Ad una mia specifica domanda sulla possibilità di costruire o mutuare un linguaggio che definisca il post-moderno in termini post-moderni, Maffesolì ha risposto dicendo che il nostro radicamento culturale e filosofico nel moderno è tale da rendere questa operazione difficile; d'altra parte come si potrebbe descrivere la post-modernità ai moderni se non usando il loro linguaggio?
L'operazione dei filosofi del post-moderno è infatti, da questo punto di vista, riuscita. Il messaggio è giunto a destinazione. Il post-moderno c'è ed è diverso dal moderno.
A questo punto tuttavia si può e (forse di deve) tentatare di descrivere questa post-modernità con un linguaggio autonomo che si presti anche ad un efficace uso operativo che le categorie "fuzzyficate" costruite con le parole della modernità non possono garantire.
Personalmente ho la sensazione che un linguaggio come questo vada cercato in quelle aree delle scienze della complessità che hanno accettato il paradosso come fondamento e matrice della propria esistenza. Per questo motivo ho deciso di provare, quasi per gioco, a costruire la seguente tabella.
Post-modernità | ? |
Cose evidenti (l'evidente) | Marked Space (il lato indicato di una distinzione) |
Pieghe (Deleuze) | un-Marked Space (il lato distinto) |
Politeismo | Teoria dell'osservazione |
Energia orientata al Presente | Chiusura operativa - Auto-referenza |
Presenteismo (nomadismo, valori dionisiaci, tribalismo) | Contingenza |
Ragione sensibile (torsione fra ragione ed essenza/sensi) | Logica delle distinzioni |
Spiralità | Causalità circolare |
Completezza - Totalità interagente (coincidenza degli opposti) | Unità della distinzione (Marked/un-Marked Space) |
Come si dice nei newgroup di Internet: Hope it helps.
P.S. Si accettano suggerimenti per sostituire il punto interrogativo nella seconda colonna.
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